Un progetto di sociologia visuale

Il laboratorio di sociologia visuale dell’Università di Genova, nasce dal desiderio di sperimentarsi e da una curiosità verso tecniche di ricerca considerate non standard, ma anche da una diffusa insofferenza verso una produzione accademica che fatica a uscire dalle mura delle università e a confrontarsi con un pubblico più ampio. L’audiovisivo e la fotografia, rappresentano, da questo punto di vista, linguaggi più immediati, capaci di comunicare a diversi livelli.

Donna Faber nasce, dunque, dal desiderio di individuare strategie nuove per favorire l’incontro tra sociologia e società, obiettivo a nostro parere sempre importante, ma tanto più urgente quando la ricerca sociale tocca temi quali il sessismo e la discriminazione di genere.

Il percorso che ha condotto a questa mostra ha avuto inizio nel 2010, quando l’Associazione Culturale 36° fotogramma mi propose di costruire insieme un progetto di sociologia visuale sulle donne nei cosiddetti lavori maschili. Accettai senza esitazione.

Iniziò un percorso nuovo e ricco di suggestioni, durante il quale abbiamo avuto l’opportunità di conoscere donne e storie interessanti attraverso gli strumenti a nostra disposizione: le tecniche di intervista proprie della sociologia qualitativa (racconti di vita) nel mio caso; la fotocamera, nel caso delle fotografe e dei fotografi.

Ricerca sociologica e fotografia non hanno però seguito strade parallele, ma si sono continuamente intrecciate, imparando nel tempo a conoscersi e a creare sinergie e contaminazioni reciprocamente stimolanti.

Le fotografie, poi, sono state per me una sorpresa, in quanto spesso rivelatrici di aspetti presenti ma non altrettanto evidenti nelle interviste. Attraverso le immagini sono stata in grado di “vedere” dimensioni che lo sguardo di genere a volte rende opaco nella narrazione. Fotografie quindi non solo come strategia di restituzione dei risultati della ricerca, ma anche come strumento per far emergere e comprendere aspetti della complessità altrimenti sfuggenti.

Proveremo qui a condividere con voi la ricchezza di questo nostro viaggio.

Emanuela Abbatecola

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